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    Home»Blockchain»Il crypto exchange Kraken si è accordata con l’OFAC: 362.000$ di multa
    Blockchain

    Il crypto exchange Kraken si è accordata con l’OFAC: 362.000$ di multa

    Fintech AdvisorBy Fintech AdvisorNovembre 30, 2022Nessun commento5 Minuti Tempo lettura
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    kraken crypto iran

    A luglio di quest’anno l’exchange crypto Kraken è stato messo sotto indagine dal dipartimento del Tesoro USA per presunte violazioni delle sanzioni imposte all’Iran.

    Un paio di giorno fa l’OFAC ha annunciato ufficialmente di aver raggiunto un accordo con Kraken per mettere fine a questa vicenda. 

    Le sanzioni all’Iran

    Ormai da tempo il dipartimento del Tesoro americano ha imposto sanzioni contro l’Iran, tra cui quelle che vietano il trasferimento di valute digitali dagli USA al Paese mediorientale. 

    Si tratta nel complesso di sanzioni economiche, commerciali, scientifiche e militari imposte all’Iran tramite il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel 2015, sebbene parte di queste sono in vigore fin dal 1979 da parte dei soli Stati Uniti. A vigilare sul rispetto di tali norme è proprio l’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del dipartimento del Tesoro statunitense. 

    Per quanto riguarda le transazioni finanziarie vietate, alle istituzioni finanziarie iraniane è vietato l’accesso diretto al sistema finanziario statunitense, ma in un primo momento era consentito farlo indirettamente attraverso banche di altri paesi. Tuttavia il governo degli Stati Uniti ha poi convinto anche le banche e le istituzioni finanziarie europee a non trattare con l’Iran. 

    Nel 2013 un nuovo ordine esecutivo ha esteso le sanzioni a chiunque effettuasse transazioni da o verso l’Iran di importi significativi, ed per questo che nella vicenda quest’anno è stato coinvolto anche Kraken. 

    Le accuse al crypto exchange Kraken

    Kraken è stato accusato di aggirare queste sanzioni, perché aveva permesso il trasferimento di valute digitali in Iran. 

    Kraken in un primo momento aveva negato le accuse, ma visto che ora sono stati costretti ad accordarsi con l’OFAC è possibile che qualcosa abbiano dovuto ammettere. 

    L’OFAC ha rivelato che l’accordo stipulato con Payward, la società madre dell’exchange, prevede un pagamento di oltre 362.000$ per:

    “saldare la sua potenziale responsabilità civile per apparenti violazioni delle sanzioni contro l’Iran”. 

    Inoltre, l’exchange ha accettato di investire 100.000$ in ulteriori controlli di conformità alle norme che regolano tali sanzioni. 

    L’OFAC spiega che il problema si è generato a causa dell’incapacità dell’exchange di implementare tempestivamente strumenti di geolocalizzazione appropriati, come il sistema di blocco automatico degli indirizzi IP. In questo modo Kraken ha consentito di operare sulla sua piattaforma ad utenti che sembravano essere in Iran. 

    Non si tratterebbe pertanto di un coinvolgimento consapevole ed attivo, ma solo di un non tempestivo intervento per limitare o bloccare transazioni verso utenti iraniani. D’altronde una volta effettuate, le transazioni in criptovalute non possono più essere annullate o rimborsate. 

    Infatti il comunicato ufficiale dell’OFAC dice esplicitamente che le apparenti violazioni di Kraken non erano gravi, e sono state rivelate volontariamente. 

    Curioso quindi che a segnalare all’OFAC le violazioni sia stato lo stesso exchange. 

    Le violazioni di Kraken: trasferimenti crypto non autorizzati

    Kraken in realtà ha da tempo un suo programma di antiriciclaggio e di conformità alle sanzioni, che include lo screening dei clienti. Tuttavia, nonostante questi controlli, tra il 14 ottobre 2015 ed il 29 giugno 2019 Kraken ha elaborato 826 transazioni per conto di individui che sembravano trovarsi in Iran, di importo complessivo superiore a 1,6 milioni di dollari. 

    Si tratta quindi non di una singola violazione, ma di una serie di violazioni occorse in quasi quattro anni. 

    Il problema è che Kraken impediva ad utenti iraniani di aprire nuovi account, ma non aveva implementato il blocco degli indirizzi IP sulle attività transazionali. Quindi un utente che si era registrato altrove, poteva però poi loggarsi successivamente dall’Iran ed operare da lì. 

    Nel momento in cui tali utenti hanno effettuato transazioni da o verso l’exchange trovandosi in Iran le sanzioni sono state violate. 

    L’exchange ha poi autonomamente rilevato le 826 violazioni e segnalato la cosa all’OFAC. In seguito ha poi anche implementato il blocco automatico degli indirizzi IP delle giurisdizioni sanzionate su tutte le operazioni. Inoltre, l’OFAC riferisce che ha anche implementato vari strumenti di analisi blockchain per monitorare eventuali altre violazioni. 

    L’agenzia governativa afferma che Kraken ha auto-rivelato le violazioni apparenti, e che tali violazioni apparenti costituiscono un caso non grave, pertanto la sanzione pecuniaria applicata è stata solo della metà del valore delle transazioni effettuate in violazione delle norme. 

    Aggravanti e attenuanti

    L’unica aggravante rilevata è che Kraken non ha esercitato la dovuta cautela per gli obblighi di conformità alle sanzioni applicando i controlli di geolocalizzazione solo al momento della registrazione. 

    Tra le varie attenuanti invece c’è il fatto che ha volontariamente rivelato le violazioni all’OFAC, ed ha collaborato con l’agenzia. Inoltre, ha già introdotto misure correttive che dovrebbero risolvere il problema relativo all’aggravante. 

    Da notare che Kraken ha sede proprio negli USA, quindi è maggiormente tenuta a rispettare le regole del suo Paese. 

    Il fatto che si tratti di un exchange centralizzato fa sì che non possa sfuggire a questo genere di controlli, che invece risultano completamente assenti su piattaforme decentralizzate come quelle della DeFi, ed i DEX. 

    Kraken oltretutto esiste ormai da molto tempo, perchè fu fondato addirittura nel 2011, due anni dopo la nascita di Bitcoin. È in assoluto uno degli exchange crypto statunitensi più usati e con maggiore storia alle spalle. Questa vicenda non fa altro che confermare la sua solidità, e soprattutto la sua conformità alle leggi USA. 

    LEGGI L’ARTICOLO SU CRYPTONOMIST.CH


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